In morte di Keith Emerson, Trilogy (Emerson, Lake & Palmer)
Keith Emerson si è suicidato, non ho fatto in tempo a finire il testo
che segue, che il leggendario leader del trio non jazz più importante
della storia ha deciso di andare, dicono a causa del problema alle
mani che limitava la sua agilità, e lo rendeva depresso. Ve lo
propongo qui sotto.
Come può un genietto del pianoforte, diplomato al conservatorio,
avanguardista dell’elettronica, bello come un re persiano, osare
tanto? Dov’era più il tastierista tipo, con gli occhialetti e il
leggio, armonicamente un genio, perciò lo teniamo nella band, ma le
tastiere abbassale, per cortesia, che non ne voleva sapere di drogarsi
in santa pace come gli altri?
Eccolo qua, sfrontato e devastante. E i suoi amici peggio di lui. E
non si è accontentato di scrivere una fuga a tre voci, di affrontare
Copland, o di umiliare i colleghi con uno dei più begli assolo della
storia. No, anche un bolero, in 4/4, poi. A buon diritto poteva
accoltellare l’organo hammond dal vivo, lui sì, poteva farlo.
Quali altissime vette in questo disco, e quanta gioia regalata alla
musica europea, e ai miei sogni di ragazzo.
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